Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: “Basto a me stesso” (Sir 5,1).

“Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile” (Mc 9,43).

Solo quando la radicalità raggiunge l’io, smascherando le patologie spirituali dell’egoismo e dell’egocentrismo, inizia un fecondo cammino di fede.

“Dapprima [la sapienza] lo condurrà per vie tortuose e lo scruterà attentamente, gli incuterà timore e paura, lo tormenterà con la sua disciplina, finché possa fidarsi di lui e lo abbia provato con i suoi decreti” (Sir 4,17).

Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva” (Mc 9,38).

Contempla e gioisce del bene presente nel mondo chi è libero dal giudizio sulla condizione di chi lo compie; questa sapienza della fede fiorisce in chi sa attendere e sperare, libero dalla cupidigia dell’orgogliosa certezza di sapere già tutto.